Oggi nel nostro almanacco ricordiamo una brutta pagina di storia:
Il 24 marzo 1944: ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE.
Uno dei più vili massacri compiuti contro cittadini inermi e simbolo dell’immane ferocia dell’occupazione nazista durante la
Seconda guerra mondiale.
Tutto si svolse in poco più di ventiquattrore.
In risposta all’attentato di via Rasella, compiuto dai partigiani del GAP (Gruppi d’Azione Patriottica delle brigate Garibaldi), il comando supremo tedesco decise di porre in atto una dura rappresaglia,
stabilendo che venissero condannati a morte 10 prigionieri italiani
per ognuno dei 32 soldati tedeschi uccisi.
Le operazioni di completamento della lista furono condotte tra la notte
e la mattina del giorno seguente.
ALLA FINE VENNERO SELEZIONATI 335 PRIGIONIERI
Alla fine vennero selezionati 335 prigionieri (tra loro diversi ufficiali dell’esercito e dei carabinieri, cittadini di religione ebraica e
persone accusate di sostenere la lotta partigiana), quindici in più
rispetto al numero iniziale: dieci per via della morte di un altro
militare tedesco, inizialmente ferito, e cinque conteggiati per un errore di calcolo.
Come luogo dell’esecuzione vennero scelte le cave di pozzolana
sulla via Ardeatina, nella periferia meridionale di Roma.
Qui, nel pomeriggio del 24 marzo, si compì l’orrendo massacro,
cui prese parte anche il capitano delle SS Erich Priebke,
condannato all’ergastolo nel 1998 dalla giustizia italiana.
La pena ai domiciliari e la successiva tumulazione dopo la morte
di Priebke suscitarono numerose polemiche, facendo propendere
le autorità italiane per un luogo di sepoltura segreto.
In occasione del quinto anniversario della strage venne inaugurato